lunedì 23 febbraio 2009

Genmarenostrum e Albo d'Oro :I duchi Macedonio di Napoli vitali nei Macedonio di Grotteria

Nei suoi pittorechi siti , il Barbaccia, che presume di discendere dagli Antiochia, quando il suo cognome, assolutamente estraneo, preesisteva sia ai Bartolomeo che agli Antiochia (Vedi Tommaso Barbaccia fittuario di ricovero ospetaliero di due letti, 1230 mentre era vivo il vero Federico d'Antiochia Rege Milite del Re d'Aragonae come mai non si conoscevano ?Come mai il cognome Antiochia era vitale sino alla fine del 1500 e nel 1320 , mentre erano vivi gli Antiochia, presisteva il nome Barbaccia?Come potevano i Barbaccia discendere da un Bartolomeo, se di Bartolomeo era presistente sia ai Barbaccia che agli Antiochia.? )Ne abbiamo fornito prova,ma ha osato disquisire anche sui Principi duchi Macedonio che per lui sarebbero estinti o omonimi.
Per quanto concerne i Viscardi, nel mondo vi sono milioni di Viscardi :nessuno osa chiamarsi Altavilla!Ma come si puo' fondare un pedegree, basandosi su coincidenze di soprannomi?
Ma guarda' te' da chi bisogna difendersi, disse il leone macedone ad una pulce...



MACEDONIO

Linea ducale di Grottolelle

Linea marchionale di Ruggiano e Oliveto

Linea baronale di Càmpora

Linea baronale di Poligori.



Casata patrizia napoletana del Seggio di Porto, documentata dal periodo angioino (seconda metà del XIII secolo). Ritenuta, per via del cognome, di origine greco-macedone si è estti in tutti i rami napoletani. Di essa oggi sussiste il solo ramo calabrese.

L'origine della famiglia risalirebbe alla dinastia Macedone di Bisanzio e, secondo la tradizione, sarebbe discesa da una sorellastra di Alessandro Magno, Tessalonica (Thettalonice) (figlia di Filippo II di Macedonia e di Nicesipoli di Ferete), moglie di Cassandro, re dei Macedoni. La famiglia fu detta anche Macedonio del Leone, evocando tale leggendaria discendenza (dalllo stemma con il Leone usato da Filippo di Macedonia)

Insieme ai de Dura, ai di Gennaro, ai Pappacoda, ai Venato e agli Strambone, possedevano lo juspatronato sulla chiesa di San Pietro a Fusarello, nella contrada di Napoli detta dell’Aquaro (per cui tali casate furono note come “acquarie”). Le sei famiglie, oltre ad aver ereditato lo juspatronato a seguito del matrimonio con sei sorelle ultime dei Proculo, si riteneva che avessero dato origine al Seggio di Porto.

Bartolomeo fu Inquisitore dei Baroni, medico e famiglio della Regina Maria di Sicilia, prestò denari a Re Carlo I nel 1268. Niccolò (vivente 1268/1277) prestò denaro al sovrano nel 1268. Lo stesso fecero anche un Pietro e un Enrico Macedonio nello stesso periodo, quest’ultimo fu Giustiziere di Napoli nel 1292. Teseo fu Cameriere del Re Carlo I e fu investito di Mola e Faggiano dal Re Carlo II sul finire del XIII secolo. Francesco fu incaricato di raccogliere i denari per la dote della Principessa Elisabetta d’Angiò, che andava sposa al Re d’Ungheria (1269/1270). Formello fu Sindaco della città di Napoli sotto il regno di Carlo II. Cataldo fu eletto tra i rappresentanti del Seggio di Porto per protestare presso Re Roberto I, che voleva modificare le leggi comuni contra violentatores mulierum; suo figlio Galeazzo fu Giustiziere di Taverna e Capitano a guerra di Gaeta. Pippo partecipò alle campagne in Grecia durante il regno di Roberto I. Bonello fu Tesoriere della città di Napoli nel 1329. Carlo Macedonio è citato nel 1331. Bernardo andò a Cipro ambasciatore della Regina Giovanna I di Sicilia, mentre il fratello Nicola fu al servizio militare della medesima sovrana. Pietro fu inviato dalla Regina Giovanna I come ambasciatore presso Luigi I Duca d’Angiò, con l’incarico di scortarlo in Italia; divenne poi Maresciallo del Regno, fu investito di Apice, Buonalbergo e Carife nel 1392 (o 1393), e infine fu spedito ambasciatore a Cipro nel 1404 su richiesta del Re Ladislao I. Lancillotto servì Alfonso V Re d’Aragona, poi fu ambasciatore di Ferdinando I Re di Napoli. Palamede fu Regio Consigliere di Ferdinando I e poi Maestro Razionale di Zecca. Orazio, Cavaliere di Malta nel 1515. Ottavio combatte in Piemonte nel 1515. Nicola Saverio Macedonio, 6° barone di Poligori in Calabria, fu vice-principe (governatore feudale) di Roccella per conto dei principi Carafa. Giovanni Vincenzo fu colonnello di fanteria nell’esercito spagnolo e Capitano Giustiziere di Milano dopo il 1535

Leone Macedonio fu sindaco di Napoli e in seguito nominato viceré delle Calabrie dal re Alfonso I d'Aragona e da questi discende il ramo calabrese che nel XIX secolo ereditò i titoli delle estinte linee napoletane ed, i cui membri a partire dal XV secolo furono cavalieri di di Malta; unico superstite, poiché i rami napoletani si estinsero tutti entro nella prima metà del XIX secolo. La sua sepoltura si trova nell chiesa di San Pietro Martire a Napoli, insieme a quelle di altri esponenti della famiglia Macedonio, posta sulla parete sinistra della Cappella di famiglia, dove Leone venne inumato insieme al congiunto Pietro, senescalco del re Ladislao e della regina Giovanna II. La lapide relativa recita: «Hic requiescit corpus Magnif. Domini Petri Macedonij de Neap. militis Regis Ladislai et Regine Ioanne II Senescalli. ob. 1432. 20 Januarij. Hoc est sepulcrum Magnif. Militis Domini Leonis Macedoni. 1464»

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